Unico arcipelago italiano dell'Adriatico, le Tremiti sono costituite da cinque isole (San Domino, la più famosa, San Nicola, centro storico ed amministrativo, Capraia, Cretaccio, Pianosa) e da alcuni scogli di modestissime dimensioni. Si trova una ventina di chilometri al largo delle coste settentrionali del Gargano, facilmente raggiungibile dalle coste limitrofe via elicottero o via nave.Il mare delle Isole TremitiLe Isole Tremiti si sviluppano per una superficie complessiva di circa 3 kmq. Le uniche isole abitate sono San Nicola e San Domino con una popolazione di circa 350 abitanti (che, oltre tutto, non vi risiedono per l'intero anno), rendendo il comune il più piccolo della Puglia ma, probabilmente, il più famoso dal punto di vista turistico, come testimoniato anche dalle residenze di numerosi vip.L'arcipelago delle Isole Tremiti è un piccolo angolo di paradiso, in cui la limpidezza del mare, i fondali variopinti e puliti, il clima gradevole, l'aria pura, la vegetazione rigogliosa, la natura incontaminata, le coste aperte da cale e grotte suggestive creano zone di una bellezza eterea cui nessun appassionato del mare e della natura dovrebbe resistere. Questo straordinario santuario della natura si è visto assegnare il riconoscimento, quanto mai meritato, di Bandiera Blu.L'economia delle Isole Tremiti si basa prevalentemente sulla pesca, sull'agricoltura e, soprattutto, sul turismo, che ha visto nascere, considerata la sempre maggiore richiesta estiva, numerosissimi hotel, residence, villaggi turistici e camping. L'arcipelago è meta ideale per una vacanza all’insegna del relax e del “romanticismo”.Sebbene di modeste estensione, le Isole Tremiti offrono un sorprendente campionario di situazioni ambientali che ci si aspetterebbe di trovare in un'area di ben altre dimensioni. In circa 20 km di costa sono rappresentate le più significative morfologie: coste basse con spiagge sabbiose, baie e promontori, coste alte rocciose con falesie a strapiombo sul mare.Le isole hanno caratteristiche morfologiche differenti e per certi versi complementari:San Domino, l'isola più estesa, ricoperta da una foresta di pini d'Aleppo e lecci, è sicuramente la più bella dal punto di vista paesaggistico-naturalistico.San Nicola è ricchissima di monumenti, testimonianza della storia delle isole: torri, fortificazioni imponenti, muraglie, chiese e chiostri di una fortezza-abbazia, Santa Maria a Mare, che ricopre un rilevante interesse storico e artistico.Capraia è deserta d'alberi e di edifici, ma coperta d'erbe e fiori sfolgoranti, meta e dimora di una sterminata colonia di gabbiani.Cretaccio, poco più che uno scoglio, è un ponte naturale tra San Domino e San Nicola e per diverso tempo fu davvero il "pilone" di un ponte che collegava le due isole maggiori.Pianosa, posta ad una ventina di chilometri a nord-est dell'isola di Capraia, rientra amministrativamente nel comune delle Isole Tremiti. Costituisce riserva integrale del Parco Marino.
La Foresta Umbra
La riserva naturale Foresta Umbra è un’area naturale protetta che si trova nella parte più interna del Parco Nazionale del Gargano. Deve il suo nome alla fitta vegetazione che la rende molto ombrosa per molti tratti.
La foresta umbra ha una superficie di circa 10.000 ettari e presenta una geografia accidentata con rilievi che raggiungono gli 800 metri sul livello del mare, con alcune parti che arrivano ridosso delle alle coste.
Dal 2017 le sue faggete sono entrate a far parte del sito transnazionale Unesco “Faggete primordiali dei carpazi e di altre regioni d’europa” , diventando quindi patrimonio dell’umanità.
Il Gargano e la Foresta Umbra possono definirsi “il regno della biodiversità”, infatti, anche se il Gargano rappresenta solo per lo 0,7% del territorio nazionale, detiene il 40% della flora italiana e il 70% degli uccelli nidificati nel nostro paese.
La foresta Umbra è oggetto di continui studi: la vegetazione ad esempio è caratterizzata dal fenomeno del macrosomatismo: le piante sono più grandi della norma. Questo permette di imbattersi in esemplari di pini d’aleppo, faggi, lecci e tassi di dimensioni monumentali.
La foresta Umbra vanta oltre 2.000 di specie vegetali ed è la più grande foresta italiana di latifoglie con faggi, dei veri e propri monumenti botanici, con altezze di oltre 40 metri e diametri superiori al metro.
Sono presenti circa 4.000 ettari di faggete e quercete di Cerro, con presenza di Farnetto, Leccio, Roverella e specie nobili quali l’Acero o Palo, il Carpino bianco, l’Acero campestre, l’Acero montano, l’Orniello, il Tasso e tante altre specie, in particolare il Pino d’Aleppo nelle zone costiere. Ricca è anche la bassa macchia mediterranea presente diffusamente nel territorio e nel sottobosco, con Agrifogli, Vitalbe, Lentisco, Ginepro ed altre, Orchidee selvatiche con ben 65 specie: un record in tutto il bacino mediterraneo!
Anche la fauna è molto ricca e variegata, tipico è il Capriolo italico, autoctono garganico, il Gatto selvatico, il Cinghiale, il Tasso, la Donnola, il Ghiro e l’Avifauna: il Gufo reale, il Gufo comune, il Picchio, l’Allocco, il Barbagianni, la Gazza, la Beccaccia ed altre.
La Foresta anticamente apparteneva a proprietà feudali, successivamente fu ceduta ai comuni di Monte Sant’Angelo, Carpino, Ischitella, Vico del Gargano, Peschici e Mattinata. Nel 1861, dopo la caduta del Regno delle due Sicilie, passò al Demanio del Regno d’Italia e, con legge 4 marzo 1896 n. 3713, fu dichiarata inalienabile e consegnata all’Amministrazione Forestale dello stato.
La foresta Umbra è un territorio da esplorare a tutte le età.
Molto interessante, sopratutto per i bambini è il facile percorso intorno al laghetto artificiale, ricchissimo di carpe, pesci gatto, tartarughe e rospi che spesso affiorano dalla superficie per cibarsi delle mollichine di pane lanciate dai più piccoli. foresta umbra
Poco distante c’è la zona dei Daini, dove si possono “Bambi” che, protetti da una rete, interagiscono con i visitatori. In prossimità della “zona Daini” c’è anche il centro visite e il “gioca bosco”, un magnifico parco giochi realizzato interamente in legno, completamente immerso nella natura.
Peschici
Peschici è un suggestivo borgo di mare abbarbicato sulla roccia, situato nel punto più a Nord del Gargano e dell’intera Puglia. Le origini di Peschici risalgono all’incirca all’anno 1000, quando truppe di soldati mercenari slavi ottennero in dono dall’Imperatore Ottone I il campo di San Vito del Gargano, dove oggi sorgono Peschici e Vico del Gargano, a nord del territorio di Vieste. Ancor prima che sorgesse il centro abitato alcuni monaci benedettini si erano stanziati nella piana ai piedi del paese ed avevano fondato l’Abbazia di Calena, oggetto di contesa dall’antichità sino ai giorni nostri. Il centro storico di Peschici è custodito all’interno di mura medievali, oggi in parte distrutte ed in parte inglobate da abitazioni, ancora visibili percorrendo la scalinata sulla destra della chiesa di Sant’Elia. L’accesso al borgo antico di Peschici dal centro “nuovo” (Corso Garibaldi) è segnato da un arco e da una torre di avvistamento di epoca angioino-aragonese (1300 -1400) che i peschiciani chiamano “Porta del Ponte”, in memoria del ponte levatoio che chiudeva il paese ad ogni calar del sole per proteggerlo dai briganti. L’ingresso dal mare, ai piedi del Castello di Peschici, corrisponde alla odierna via Porta di Basso, così chiamata per la presenza, in passato, di una porta di accesso secondaria riservata ai braccianti ed ai pescatori che “salivano” dalla baia e dai campi circostanti di ritorno a casa. Il nucleo di case che oggi costituisce il centro storico di Peschici è una commistione di stili architettonici differenti, case a cupola e tetti a spiovente, espressione di diversi periodi storici e dominazioni.copy-of-untitled-32
La chiesa di Sant’Elia Profeta, patrono di Peschici, è costruita con grossi blocchi di pietre marmoree provenienti dalle cave di zone, che conferiscono alla struttura un aspetto essenziale, con il suo imponente campanile “sfondato” collocato in una posizione insolita, al centro del fianco destro. Fino al 1300 circa la chiesa di Sant’Elia Profeta era cosacrata a S.Pietro e solo in seguito, per grazia ricevuta, fu cosacarata al Profeta Elia. Leggenda narra che proprio in quegli anni un’invasione di cavallette mise in serio pericolo i raccolti, all’epoca unica fonte di sostenamento, spingendo i peschiciani ad invocare ogni sorta di figura sacra; dopo averle tentate tutte si accorsero di una statua impolverata tenuta in sacrestia, si trattava di Sant’Elia Profeta, decisero di portarla in processione per le vie del paese, la stessa notte si levò un forte vento ed al mattino successivo i pescatori sopraggiunti nella baia di Peschici, ai piedi del paese, trovarono un fitto manto di cavallette morte e sotto l’ala di ognuna due iniziali “I.D” ovvero Ira Dei. Da allora Peschici è devota a Sant’Elia e lo celebra ogni anno il 20 Luglio con una sontuosa festa, preceduta da nove giorni di preghiera.
La chiesetta del Purgatorio, sorge in piazza del Popolo, il cuore del centro storico di Peschici. Le sue origini sono incerte, sembra infatti che esistesse già all’epoca dei monaci benedettini, abitanti dell’Abbazia di Calena, dunque intorno all’anno mille, quando il centro storico di Peschici era ancora privo di abitazioni ed i monaci erano soliti recarsi sulla rocca di Peschici per celebrare riti funebri e cerimonie in onore dei defunti. Ciò che colpisce della piccola chiesa del Purgatorio è proprio il continuo rimando al tema della morte, con i teschi crociati posti sulle ante del portone, sullo stipite e sulllo stesso altare che, visto dall’ingresso assume, con l’abside, le due finestre frontali e l’altare, proprio le sembianze di un teschio. All’interno le pareti scrostate rivelano affreschi probabilmente di epoca rinascimentale, mentre sul lato destro della piccola navata è ammirabile un organo ligneo completamente costruito a mano, risalente al ‘500. Il Castello di Peschici fu la prima struttura edificata nell’attuale centro storico, sui resti di un castelletto greco, per
volere dei Normanni giunti in queste terre intorno all’anno 1000. La struttura fu più volte attaccata e distrutta lasciandoci oggi un Castello in parte diverso da quello originario ma collocato nella medesima posizione, a ridosso del costone roccioso, nel punto più estremo di Peschici, da cui si dominava e si continua a dominare il mare.Le stanze “segrete” destinate un tempo a granaio, cannoniere e prigioni, sono accessibili al pubblico, nel loro antico splendore, mentre i piani alti sono adibiti ad abitazioni private L’Abbazia di Calena sorge ai piedi del centro abitato di Peschici, nell’omonima piana che ospita uliveti e piantaggioni. Qui, una comunità di monaci benedettini trovò alloggio prima dell’anno 1000, costruendo un modello sociale egualitario e autosufficiente, basato sulla produzione e lo scambio, che accrebbe la fama e l’influenza dell’Abbazia in ambito ecclesiastico. Terminati gli anni di splendore, la storia recente vede questo autentico gioiello artistico-culturale
conteso tra la proprietà e le associazioni che invocano il recupero strutturale del sito, al momento in totale stato di
degrado.
Rodi Garganico
Il profumo degli agrumeti, la natura incontaminata, lo splendido litorale sono i tesori della scenografica cittadina, conosciuta come il “Giardino del Gargano”. L’azzurro dei fondali, il bianco delle abitazioni e l’arancio degli agrumeti: sono i colori di Rodi Garganico, splendido centro balneare del Parco Nazionale del Gargano. Il castello, storica residenza di Ferdinando d’Aragona, domina il mare con le torri e la possente cinta muraria. Abbracciato dai bastioni, il centro storico è un labirinto fatto di vicoli tortuosi, scale scoscese, archetti e piccoli giardini, dove incanta l’armonia delle case, dalla facciata bianca e dal tetto rosso, costruite le une sulle altre, antica strategia di difesa contro i pirati. Sono da non perdere le chiese di San Nicola di Mira e di San Pietro e il Santuario della Madonna della Libera, da visitare prima di giungere al belvedere, dove si apriva la principale porta cittadina. Da qui il panorama toglie il fiato e va dal Convento dei Cappuccini al litorale. È uno straordinario patrimonio naturalistico a fare di Rodi una tappa imperdibile: la costa incornicia la città, con le spiagge di Ponente e di Levante, mentre nell’entroterra, avvolge e conquista il profumo degli agrumeti e la lussureggiante vegetazione della Foresta Umbra, poco lontana.
Trani
Affascinante ricamo di pietra bianca adagiato sull’Adriatico, Trani vanta una delle più belle cattedrali di Puglia, un suggestivo centro storico e il gusto dolce dell’ottimo Moscato. A 43 km da Bari, capoluogo di provincia con Andria e Barletta, Trani si affaccia sull’Adriatico con l’eleganza di un anfiteatro di pietra chiara e con il meraviglioso gioiello del porto cittadino, recuperato a regola d’arte. La scoperta di Trani inizia dall’incantevole Cattedrale di San Nicola Pellegrino, tesoro romanico sospeso sul mare, insolitamente alta rispetto agli altri edifici religiosi della regione, dal ricco interno decorato, con le due cripte di San Nicola e di Santa Maria e l’ipogeo di San Leucio. A pochi passi dalla Cattedrale, spicca il Castello Svevo, imponente fortino voluto da Federico II, mentre alle spalle del porto si snodano i vicoletti del quartiere ebraico della Giudecca, tra antiche sinagoghe e botteghe artigianali. Poco lontano, si trova la Villa Comunale, rilassante giardino pubblico sul mare, mentre è a circa un miglio dall’abitato, il Monastero di Santa Maria Colonna. Racchiuso tra il molo di Santa Lucia e quello di Sant’Antonio, cuore della movida notturna e centro pulsante del paese è l’elegante porto sull’Adriatico, dove comprare il pesce fresco o gustare un calice di ottimo Moscato in riva al mare.
Castel del Monte
Castel del Monte è uno dei luoghi più magici d’Italia. Situato a 60 chilometri da Bari, più precisamente in una frazione di Andria, è stato inserito nel 1996 tra i luoghi Patrimonio dell’Umanità UNESCO. È una meta molto amata dai turisti, che ogni anno scelgono di visitare questa fortezza del mistero ed è stata scelta da numerosi artisti come location per girare film e video musicali. Castel del Monte non è solo uno splendido esempio di architettura medievale, costruito con quarzo e pietra calcarea, ma racchiude in sé magia ed esoterismo. Scopri cosa si nasconde dietro le mura del castello e come visitare questo luogo unico. Castel del Monte, luogo di segreti e di magia, è un antichissimo edificio del XIII secolo costruito dall’Imperatore del Sacro Romano Impero, Federico II, nonché uno dei maggiori luoghi-simbolo della Puglia. Si trova nell’attuale frazione omonima del comune di Andria, ed è situato su una collina della catena delle Murge occidentali. La nascita dell’edificio si colloca ufficialmente il 29 gennaio 1240.
Federico II ordinò che venisse predisposto tutto il necessario per la sua costruzione, sebbene molti studiosi non concordino con questa idea né condividano l’attribuzione a un preciso architetto: non si sa se a ideare la costruzione fu Riccardo da Lentini o lo stesso Federico II. A causa dei forti simbolismi di cui è intrisa, è stato supposto che la fortezza potesse essere una sorta di tempio del sapere, in cui dedicarsi allo studio delle scienze.
Un’antica leggenda ne fa risalire l’origine a un’iscrizione riportata in un antico tempio. Qui, narra la tradizione, c’era una statua sul cui capo era riportata la seguente frase: “Il mio capo è di bronzo ma a levar del sole a calendi di maggio sarà d’oro”. Un giorno un saraceno risolse l’arcano e il primo giorno di maggio, al sorgere del sole, iniziò a scavare dove cadeva l’ombra della statua, scovando un antico e ricco tesoro, con il quale fu costruito il castello.
Nelle strutture di Castel del Monte, con il suo perfetto disegno geometrico che ricorda un intricato labirinto, si possono rinvenire ancora le tre impronte lasciate dall’imperatore Federico II. La prima è riscontrabile nella sesta sala dove, quasi nascosto da un gioco di luce, è scolpito un giglio con 3 foglie e uno stelo. Dubbio è invece il riferimento alla somma degli otto lati su cui poggiano i muri perimetrali e dei restanti 48 piccoli lati delle torri: la somma, 56, dovrebbe riferirsi agli anni di vita dell’imperatore.
Un altro elemento di osservazione è quello dell’ingresso del castello, caratterizzato da un imponente portale costituito da 2 colonne e da 2 leoni, il primo con lo sguardo rivolto verso il sorgere del sole al solstizio d’inverno e il secondo con lo sguardo rivolto nella direzione del sorgere del sole nel solstizio d’estate. Con l’impressione, a chi si avvia per l’uscita, di non poter mai dare le spalle alla struttura. Se immaginassimo, infine, il portale tagliato in due parti da una linea verticale, apparirebbe sul lato sinistro il terzo elemento: una grande “F”, quella di Federico II di Svevia, una figura ancora oggi avvolta dal mistero.
da FRANCA P. - 12/08/2021, alle 22:05
grazie
f.p.
da MARIA G. - 08/08/2021, alle 15:36
da Alba D. - 06/08/2021, alle 10:38
da Enrica M. - 06/08/2021, alle 09:57