Tirana
Tirana è solitamente in cima alla lista delle città peggiori d’Europa. Dopo decenni di dittatura stalinista, grigia e triste, povera di infrastrutture e servizi, di certo può rimanere poco attraente per i piu’ superficiali. Nel 1992. con il collasso del regime comunista, la situazione è solo peggiorata, e il caos ha avuto la meglio, ingolfando la città e creando la migliore condizione per la crescita della criminalità.
Adesso tutto è cambiato. Oggi Tirana, anche se rimane comunque una città caotica, è una piacevolissima cittadina, centro della cultura, dell’intrattenimento e della politica dell’Albania. Ha visto crescere rapidamente la sua popolazione, arrivando quasi ad un milione di abitanti (la totalità della popolazione albanese ne conta tre milioni ). E' una città che stupisce ed in tutto il paese non esiste nulla di simile.
Sperimentare l’ospitalità degli abitanti è uno dei motivi per visitare la città. Essere invitati per un caffè o un rakia (un brandy di prugna) è un’abitudine locale e troverete gli albanesi amichevoli verso i visitatori stranieri. Essendo stata isolata dal resto del mondo per la seconda metà del ventesimo secolo, molti sono curiosi dell’afflusso di viaggiatori.
Poiché si tratta di una piccola città, è possibile coprire facilmente la zona centrale di Tirana in un giorno. Ma oltre a un’esplorazione piacevole della manciata di musei, monumenti, edifici storici e parchi, trovate un po’ di tempo per ammirare le abitazioni tiranesi .Verniciati con colori arcobaleno, aggiungono luminosità a quello che un tempo era un paesaggio urbano piuttosto monocromatico.
L’Albania potrebbe non essere famosa per la sua cucina, ma non è un motivo per non fare attenzione al cibo. Cercate l’ottimo caffè e birra (l’Islam è la religione predominante, ma è praticata in modo molto tollerante), nonché pasticcini decenti e buon gelato. I caffè sono il luogo perfetto per guardare la gente, impostato su una colonna sonora di albanese e di Euro-pop.
Il centro di Tirana è Piazza Scanderbeg, che prende il nome dall’eroe nazionale che ha dato vita anche se brevemente all’indipendenza dell’Albania dall’Impero Ottomano nel XV secolo. Al centro della piazza c’è una grande statua bronzea di Scanderbeg a cavallo (immaginate Alessandro Magno incontra Thor), e la Moschea Et’hem Bey, uno degli edifici più preziosi della nazione che risale alla fine del XVIII secolo, che si trova nell’angolo sud-est. Sempre nella stessa piazza si trovano anche i principali musei della nazione, tra cui il Museo Storico Nazionale albanese adornato con un enorme muro socialista di partigiani vittoriosi.
Troverete la piramide di cemento di Tirana, Piramida, a pochi passi da Piazza Skanderbeg. Costruito nel 1987 dalla figlia del dittatore albanese Enver Hoxha (che tirannicamente governò l’Albania dal 1944 al 1985) come museo a suo padre, ora sembra abbandonata, spogliata delle piastrelle che una volta la coprivano e spruzzi di graffiti. Si parla di demolirlo, ma alcuni sostengono che dovrebbe essere mantenuto intatto come un monumento adatto allo spirito dello stalinismo.
“Blloku” è un quartiere di Tirana. Letteralmente, il suo significato è, Il Blocco ex quartiere dei dirigenti del Comitato Centrale del Partito del Lavoro. Progettato come “quartiere giardino” dall’architetto Gherardo Bosio, divenne dopo la Seconda Guerra il quartiere residenziale del dittatore Enver Hoxha. Oggi è il cuore della “movida” albanese. Oggi si trovano alberghi costosi, caffè di design, ristoranti e negozi.
Ogni anno la scena notturna di Tirana si muove su di un livello e i club della città, in gran parte situati intorno a Blloku, variano notevolmente in tema e atmosfera. È meglio visitarli con qualcuno del posto per sapere dove andarci (e quali evitare). Siate tuttavia consapevoli che l’Albania è ancora una società tradizionale.
Un pò di relax in Parku i Madh (Grand Park): questo grande parco boscoso è dove molti cittadini di Tirana vanno per passare qualche ora, sia che si tratti di pesca nel lago artificiale, picnic sui prati o passando il tempo in uno dei tanti bar-caffetterie. Tenuto conto del traffico opprimente di Tirana, questo parco consente di brillare l’atmosfera mediterranea della città.
Se volete una pausa dal centro della città, dirigetevi verso il Parco Nazionale del Monte Dajti, popolare tra i residenti di Tirana per l’aria fresca e le passeggiate fuori dal centro abitato. Potete prendere una funivia costruita dagli Austriaci (costosa) o il bus della città (a buon mercato) e una volta lì troverete alberghi, pensioni e ristoranti se ti senti di trascorrere la notte.
La città storica di Durazzo sul mare Adriatico è stata per decenni, dove i potenti di Tirana andavano per rilassarsi (Enver Hoxha e Re Zog disponevano di case vacanze). Oggi sono in gran parte i turisti kosovari che si avvalgono di numerosi hotel e ristoranti economici lungo il lungomare. Le cose sono ruvide e pronte, ma Durazzo è vivace, poco costosa e facilmente accessibile.
Kruja
Kruja, l’antica capitale albanese, a soli 32 km da Tirana, è la città simbolo della resistenza anti- ottomana, nonché città dell’eroe nazionale Scanderbeg. La cittadella geograficamente fa parte dell’Albania centrale e si estende pittoresca, grazie alla folta macchia che riveste i rilievi circostanti, ai piedi del versante ovest del monte omonimo che sovrasta la sottostante pianura posta come intermezzo tra l’Adriatico e le montagne offrendo un panorama spettacolare. E’ immediato scorgere, mentre si intraprende la strada verso Kruja, il pittoresco mosaico naturale che offre l’intreccio di rilievi montuosi, collinari e campestri, in cui si distinguono i boschi di quercia e di pino. Sfortunatamente la mano nera del globalismo non ha esitato a sfidare la generosità della natura, rovinando l’idillico paesaggio con le profonde cave per l’estrazione della pietra calcarea. Ancor prima di giungere a Kruja, non va dimenticato un colle bianco nel villaggio Zgerdhesh, che nonostante la semplice apparenza, era un antico insediamento illirico abitato dagli albani da cui poi (per lo meno secondo le fonti principali, ma con delle riserve in proposito) deriva anche il nome albanesi con cui gli Shqipetare vengono conosciuti in tutto il mondo. Le prime testimonianze di Albanopolis e degli albani risalgono al II sec. a.C. citati da Tolomeo come un’ importante tribù illirica. L’antica città si estendeva all’incirca su una superficie di dieci ettari su una collina circondata da mura difensive. Sulla parte superiore della collina c’era l’acropoli difesa a sua volta da alte mura con torri. L’età d’oro di questa tribù risale al III sec. a.C. Si ritiene che il nome Kruja derivi dal termine krua, cioè sorgente, numerosissime in tutta la città e caratterizzate oltre che per l’acqua fresca che scende dai monti, anche per l’ombra creata dalle querce secolari. Storicamente Kruja ha sempre avuto un ruolo centrale anche grazie alla sua posizione geografica in quanto punto d’incontro delle vie che collegavano il nord, il sud, l’ovest e l’est, cosa che ha permesso lo sviluppo del commercio attribuendo alla città anche un ruolo dominante su tutti i territori limitrofi. In base alle scoperte archeologiche nella zona (Sesere), le prime tracce urbane risalgono al III sec. a.C. La continuità della vita e dello sviluppo economico-sociale nel primo medioevo ci viene testimoniato dai ritrovamenti nel cimitero e nella zona della fortezza, tra cui oggetti di decorazione, vari contenitori e oggetti di terracotta. Nei documenti storici troviamo nominata Kruja e la sua fortezza per la prima volta nelle Notitiae Episcopatum del X sec. a.C. e in altri documenti ecclesiastici bizantini. Tra i secoli XII e XIII faceva parte del Principato d’Arberia e conobbe il maggior sviluppo ai tempi del principe Dhimiter. Nel 1338 Kruja passò sotto il controllo di Tanush Topia e in seguito raggiunse il suo periodo più florido sotto Karl Topia denominato “Signore di tutte le terre d’Arberia” con Kruja come centro più importante. Nel 1437-1438 Kruja passò sotto il vessillo dei Kastrioti, tra cui l’eroe nazionale Gjergj Kastrioti o Scanderbeg il quale, abbandonando la Turchia tornò in patria proclamandosi signore di Kruja il 28 novembre del 1443, ebbe così inizio la resistenza albanese contro gli ottomani. Infatti nel XV secolo, sotto la guida di Scanderbeg, Kruja attirò l’attenzione di tutta l’Europa poiché con la sua resistenza sorgeva da barriera difensiva e impediva l’accesso degli ottomani al resto d’Europa, difendendo così il Cristianesimo per ben 25 anni dal terrore ottomano. Gli eserciti ottomani la circondarono tre volte guidati da grandi strateghi e persino dagli stessi sultani tra cui Murad II e Mehmet II, ma tuttavia non riuscirono a sottometterla.
Simbolo del glorioso periodo medievale rimane ancora la fortezza di Scanderbeg. Il castello è situato su una cresta rocciosa sul lato orientale della città. Prima del terremoto del 1617 la roccia era attaccata al monte di Kruja, in seguito al sisma si è staccata assumendo l’aspetto attuale a causa dello strato argilloso su cui poggia. Il castello, grazie alla sua favorevole posizione presenta una panoramica molto estesa che spazia tra il mare Adriatico, Tirana, le coste dalmate, ecc. La costruzione del castello risale o almeno così si ritiene al V-VI sec. d.C.*(4). Esso presenta due entrate, la principale ossia quella attualmente accessibile è costituita da un tunnel di pietra, mentre la seconda entrata di minore importanza è situata all’angolo ovest che conduce alla sorgente del Taslloi, una delle più antiche della città, difesa ovviamente da spesse mura e due torri, di cui si conservano tuttora dei frammenti. All’interno del castello, vicino al portone d’ingresso troviamo il Museo “Gjergj Kastrioti”. Tutto rivestito di marmo è stato inaugurato nel 1981 ed è un percorso sulla storia della città di Kruja nei secoli, ma in particolare è un tributo alla storia di Scanderbeg e alla sua resistenza contro gli ottomani, motivo d’orgoglio di tutti gli albanesi. Infatti all’ingresso del museo, ci si imbatte subito con una statua altissima di marmo raffigurante l’eroe e i suoi soldati in veste da guerra.
Tra le varie sale che costituiscono il museo vi sono esposti affreschi, dipinti, testimonianze, mosaici, documentazioni storiche e molto altro di grande valore che testimoniano le eroiche gesta dei Kastrioti signori di Kruja così come di tutto il popolo albanese che ha sempre mal sopportato il dominio straniero. Mancano però la spada e l’elmo di Scanderbeg, situate al Museo delle armi di Vienna. Un altro museo di grande interesse sempre all’interno delle mura del castello è il Museo etnologico. L’edificio apparteneva storicamente alla famiglia Toptani, nome non indifferente agli albanesi per il ruolo che molti membri e discendenti di questa famiglia hanno avuto nella storia albanese. Era una specie di harem ossia casa delle donne del Pascià Toptani. E’ un esemplare di una tipica casa nobile albanese, arredata esattamente come ai tempi e grazie ai grandi valori architettonici, storici e artistici che riporta è stata dichiarata monumento di cultura. Al suo ingresso si ha la sensazione di varcare una soglia che conduce direttamente al passato, per qualche attimo si perde il nesso col presente e ci si avvolge di quella sensazione di nostalgia che trasmette il contatto con la vita semplice, agreste e frugale degli albanesi di un tempo. Esternamente l’edificio bianco presenta molte finestre con le persiane di legno. Al piano terra, subito dopo il cortile, in cui è spesso solito trovare dei tacchini che si gonfiano e gorgogliano imperturbati, si trovano diverse camere ciascuna dedicata ad una operazione diversa, ad esempio vi è la camera per la lavorazione dello shajak ( una specie di stoffa di lana), quella per la produzione della grappa, l’estrazione dell’olio, la produzione della farina, del formaggio, ecc. Il piano superiore invece presenta la vera e propria abitazione, con pavimento in legno sul quale vengono stesi i tappeti di lana dai colori vivaci, solitamente cuciti dalle signore di Kruja in quanto la lavorazione della lana rappresentava una delle attività principali della città e quasi tutte le donne imparavano questo mestiere in tenera età. Molto interessanti anche le pitture murali, le incisioni di legno che rivestono le pareti, i focolai o i soffitti. Le stanze sono diverse: la cucina con stoviglie caratteristiche di legno e di ceramica frutto del paziente lavoro degli artigiani di Kruja, il hamam ossia il bagno turco dotato di un sistema di riscaldamento e rifornimento, la stanza del focolare, la stanza degli uomini alla quale le donne non avevano accesso in presenza degli uomini ma le era consentito osservarli da un balconcino in alto con vista sulla stanza, è particolare anche la camera delle donne dove esse si aggregavano per ricamare in compagnia solitamente per preparare la loro dote che era tutta di lavoro manuale, espressione dei gusti raffinati delle fanciulle in età da marito. La Torre dell’Orologio è un altro elemento del castello da visitare. La sua funzione nel passato era quella dell’orologio e della torre d’avvistamento grazie alla sconfinata vista che permetteva di identificare il nemico in lontananza. Alta all’incirca 16 metri, era dotata di tre campane oggi inesistenti. Durante gli scavi nei pressi della torre si sono rinvenuti i resti di un’antica chiesa, che si ritiene risalga al periodo del primo sinodo di Costantinopoli. Nello spazio compreso tra il Museo etnografico e quello di Gjergj Kastrioti si vedono ancora le resta di antiche case ed edifici diroccati dal tempo, anche se continua ad esserci un quartiere tuttora abitabile nella parte ovest noto agli abitanti come il quartiere kalà (castello). Un’altra struttura particolare all’interno della fortezza è il hamam(bagno turco). E’ situato nella parte ovest del castello e si distingue per la sua originalità nei sistemi di riscaldamento, rifornimento d’acqua e l’architettura che permette alla luce di penetrare dall’alto della cupola e illuminare l’intero ambiente. Esso è collegato indirettamente alla sorgente di Taslloi *(6) che lo rifornisce d’acqua così come rifornisce anche i pozzi all’interno del castello. Probabilmente era la stessa che cercarono di avvelenare i turchi durante il terzo assedio per poter assediare la città, descritto anche da Kadare nel romanzo “La fortezza”.
In tutta la città di Kruja sono presenti vari luoghi di culto e di preghiera bektashiani o tekkè, che solitamente contengono al loro interno le tombe di santi seconde le credenze bektashiane. Uno tra i più importanti tekkè si trova all’interno del castello (Tekkè di Dollma)*(7) dichiarato monumento di cultura ed è anche uno dei più antichi della zona.
In realtà è stato costruito sopra le fondamenta di un altro tekkè più antico. Presenta un distinguibile stile bizantino con vari affreschi murali ben conservati di pittori anonimi e delle scritte murali in arabo, persiano e turco antico.
Di ritorno dal castello non si può fare a meno di attraversare l’antico bazaar di Kruja, vero e proprio cuore della città. Il Bazaar, noto anche col nome di derexhik, è stato costruito in contemporanea col castello. A partire dal XII secolo Kruja conobbe un certo sviluppo commerciale visto che le carovane di merce prima di raggiungere il nord, si soffermavano a Kruja.
Sopravvissuto nei millenni, riportato in vita durante il regime, il bazar di Derexhik a Kruja, Albania, è oggi una boutique per turisti. Foto di Rob Hogeslag
Il bazaar è costituito da due fila di negozietti e botteghe in legno antico per lo più di un piano sui due lati di una via ciottolosa che collega il castello col resto della città. Da piccola il nonno mi raccontava che i gatti attraversavano tutti i tetti dei negozietti affiancati gli uni agli altri per tutta la continuazione del bazaar. Attraversandolo si ha la sensazione di trovarsi in una piccola Istanbul dai mille colori vivaci, vesti antiche, oggetti di lavorazione manuale, prodotti di lana, ricami, qilim ecc. Ancora oggi molte signore della città continuano la tradizione della lavorazione della lana e le si può osservare al telaio tra i vari negozi del derexhik. Particolari anche gli abbellimenti femminili con ricami di ogni tipo, che un tempo costituivano la dote delle ragazze della città.
Nei secoli la città di Kruja ha sviluppato un ricco e variegato artigianato locale, che spesso era una tradizione di famiglia tramandata di padre in figlio. Oggi non si può dire lo stesso. Un tempo infatti, molte famiglie krutane si erano trasformate in vere e proprie piccole aziende lavorando i tessuti o la lana per la produzione dei vestiti caratteristici, la lavorazione e l’incisione del legno, la produzione delle scarpette qeselie e dello shajak, specialità lavorate con maestria dai bottegai di Kruja.
Altre botteghe erano dedicate alla lavorazione del pellame, l’incisione del legno, la lavorazione del metallo, calzolai, barbieri, gioiellieri, falegnami, ecc. Non mancano nemmeno i saloni d’arte tra le tante botteghe del bazaar, con dipinti di tanti artisti di Kruja. Ai giorni d’oggi non mancano i prodotti commerciali importati dalla Cina che affiancati a quelli antichi ed autentici non fanno che strappare un sorriso. Passando alla città è facile purtroppo osservare gli edifici non in regola che contrastano con l’armonia e l’uniformità di questa città addossata alla montagna e che per la sua posizione naturale non tollera strutture di dimensioni spropositate. Alzando su lo sguardo dalla città si osserva un edificio bianco sull’apice del monte Kruja, che veglia sulla città. E’ un vero e proprio luogo di pellegrinaggio noto come Sarisalltik.
Raggiungibile facilmente in macchina, permette di osservare dall’alto tutta la città e non solo e inoltre si può visitare questo santuario bektashiano, in cui si trovano le tombe di alcuni santi bektashiani ed una sorgente d’acqua ritenuta miracolosa secondo le credenze popolari. Il tutto in una grotta naturale in cui si crede si sia rifugiato il santo Sarisalltik. Gli appassionati di natura solitamente rimangono affascinati anche dalla serie di grotte e caverne per tutto il monte, tra cui la caverna di Scanderbeg *(8) dove secondo la leggenda si sarebbe recato l’eroe con i suoi uomini e la grotta dei piccioni. Proseguendo verso l’altra parte si può raggiungere il Parco naturale di Qafshtama, ad un’altezza di 1245 metri nota per il bosco di pineti, dove ai tempi del comunismo sorgeva un centro curativo di grande fama. Prima di recarsi a Qafshtama però, si incontra un canyon naturale nel quartiere Abaze della città di Kruja che ha scavato le montagne da cui passa il fiume Droja circondato da montagne dalla folta vegetazione. Sull’alto della strada è situato un antico lapidario che guarda verso il fiume al di sotto. Secondo la leggenda, per non cadere in mano ai nemici turchi dopo la morte di Scanderbeg si sarebbero buttate 99 ragazze di Kruja, sacrificando la propria vita, per cui il posto prende il nome “Lo scoglio del pianto”. Una piccola curiosità riguardo la città di Kruja è il fatto che fino a pochi anni fa non vi erano alberghi, questo perché l’antica tradizione albanese voleva che gli ospiti venissero ospitati dalle case dei cittadini con tutto il rispetto e l’affabilità dovuta. Infine per quanto riguarda la cucina, essa non si discosta molto da quella tipica albanese o balcanica più in generale. Eppure vi sono delle particolarità, ad esempio i dolci “hashure” e “kabuni” vengono preparati in maniera diversa rispetto al resto del paese e sono delle vere e proprie squisitezze del luogo.
I riferimenti storici sono stati tratti principalmente dall’ultimo libro “Luoghi e avvenimenti storici di Kruja e Kurbini” dello storico e professore Baki Dollma, e suoi scritti e pubblicazioni precedenti sempre riguardo la città di Kruja.
Durazzo
Durrës (Durazzo) è la seconda città più grande e il porto principale d’Albania. La città fu colonizzata dai corinti nel 627 a.c.: venne chiamata Epidamnus che in seguito divenne Durrakium. L’artefatto più grande è l’anfiteatro con circa 15.000 posti a sedere, costruito nel secondo secolo d.c. Tra il primo e terzo secolo, Durazzo fu un porto commerciale molto importante della via Egnatia, grazie alla sua posizione tra Roma e Bisanzio. Dopo una serie di terremoti, la parte antica di Durazzo fu inondata e distrutta. Oggi la città è conosciuta è conosciuta soprattutto per le spiagge sabbiose.
A Durazzo sono da non perdere: il museo archeologico, l'’anfiteatro, il foro bizantino, le antiche mura della città, l’esposizione della cultura popolare ed il villaggio di Arapaj.
Berat
Berat, una città millenaria, patrimonio mondiale dell’UNESCO, è l’orgoglio dell’architettura albanese e si trova a 120 km da Tirana. La città forma una meravigliosa combinazione di culture orientali e occidentali, costumi, tradizioni e prospettive. Berat è un tesoro della storia e della cultura albanese e una testimonianza della tradizione di armonia religiosa del Paese. La vita della città iniziò nel VI-V secolo a.C. come un insediamento illirico. Successivamente, nel III secolo a.C., fu trasformata in una città-castello nota come Antipatrea. Il castello si espanse in seguito, in particolare durante il dominio feudale della famiglia Muzakaj.
A Mangalem, sotto il castello, si può vedere la famosa vista delle facciate delle case, con finestre che sembrano stare una sopra l’altra. In generale, una casa tradizionale ha due piani, dove il secondo è prominente e ha molte finestre incurvate e sculture in legno. Con le sue case costruite lungo la ripida collina, la vista di Mangalem è la ragione per cui un altro nome per Berat è la città dalle finestre sovrapposte.
Dall’altra parte del fiume Osum si trova il quartiere di Gorica, le cui case si affacciano su quelle di Mangalem. Il ponte ad arco di Gorica, costruito nel 1780, è un bellissimo monumento architettonico costruito per collegare Gorica con Mangalem. L’insieme delle chiese bizantine nel castello di Berat è straordinario. Ai piedi del castello, vi è la chiesa bizantina di Shën Mëhilli (San Michele), mentre la chiesa del 13 ° secolo di Shën Maria e Vllahernës (Santa Maria Blachernae), la Chiesa di Shën Triadha (La Santissima Trinità), la cattedrale monumentale post-bizantina di Shen Maria (Santa Maria) e molte altre chiese si trovano nel castello. La Cattedrale di Shën Mëria ospita un museo di opere dei famosi iconografi del XVI secolo: Onufri e suo figlio, Nikolla. Ci sono oltre 100 icone in mostra e includono anche opere di altri artisti come Joan Çetiri, Onufër Qiprioti e molti pittori anonimi. È anche possibile visitare il Monastero di Shën Spiridhoni (San Spiridione) a Gorica. Nel 1417, gli Ottomani occuparono Berat e questa conquista lasciò il segno con la costruzione di monumenti della cultura islamica, come la Xhamia e Kuqe (Moschea Rossa) all’interno del castello, la Xhamia e Plumbit (1555), la Xhamia e Beqarëve (1872) nel quartiere Mangalem ma anche Xhamia Mbret (Moschea del Re) (16° secolo), e Halveti Tekke o Tariqa nel centro medievale. Altri siti da visitare sono il Museo Etnografico, situato all’interno di un edificio çardak del XVIII secolo, e la Edward Lear Gallery of Art, un noto pittore inglese che dipinse gran parte di Berat e dell’Albania. Inoltre Berat è noto per i suoi piatti tradizionali. Vale la pena assaggiare specialità come “Pula me përshesh” e “Çorba e Tomorrit” nei ristoranti locali. Si consiglia anche di visitare il Monte Santo di Tomorr.
Argirocastro
Gjirokastër (Argirocastro) è una delle città più importanti del Sud dell’Albania, dichiarata patrimonio dell’umanità dall’UNESCO. Arroccata nel lato orientale della Montagna Larga (Mali i Gjërë), la città di Gjirokastër venne fondata come un castello nel quarto secolo; castello il quale rappresenta adesso il più grande dell’intera Albania. Dentro la fortezza si può trovare il Museo delle Armi, dove vengono esposte armi di periodi diversi fino ad arrivare alla Seconda Guerra Mondiale. L’origine della città prende il via proprio con il castello di Argirocastro, costruito nel IV secolo D.C. La città prese il nome di Argyrokastro nel 1336. Nel 1417 venne conquistata dall’armata ottomana. Raggiunse poi il proprio culmine nel periodo 1800-1830, quando vennero costruite le caratteristiche case ottomane. La peculiarità principale di Argirocastro, infatti, è l’uso intensivo di pietra nella costruzione delle case, le quali assomigliano a piccole fortezze, con le strade di ciottoli che portano tutte a Bazaar. Qui si può anche visitare la Moschea di Bazaar, costruita nel 1557. Date tutte queste caratteristiche, Argirocastro è anche conosciuta come la “Città di Pietra”. Durante la permanenza a Gjirokastër, potete visitare il Museo Etnografico, che si trova nella casa dov’è nato l’ex dittatore comunista Enver Hoxha. Questa casa (oggi un museo) si trova nel quartiere Palorto. Si può anche visitare la casa della famiglia Zekati in Palorto, in una posizione dominante, la quale ha subito molti restauri nel corso degli anni. È uno degli edifici più caratteristici e magnifici di Gjirokastër. Costruito nel 1811-1812, è uno splendido edificio di tre piani e ha anche due torri gemelle.
La caratteristica speciale della casa è il soffitto in legno intagliato e la tradizionale stanza per gli ospiti. Dal balcone di legno al terzo piano è possibile godere di una vista impressionante della città.
Altri edifici tradizionali da visitare sono Casa Angonati, la casa appena restaurata di Babaramo, casa Skendulaj, casa Eqrem Çabej sotto restauro, casa Kikino e molte altre, ma anche la statua della piazza principale dedicata al patriota Cerciz Topulli e molti altri importanti monumenti religiosi della setta dei Bektashi e della religione ortodossa. Uno dei posti famosi da visitare al “Sokaku i të Marrëve” (Via dei Pazzi) è la casa ricostruita del famoso scrittore albanese Ismail Kadare. La città di Gjirokastër è anche conosciuta per la sua arte culinaria. Si possono menzionare piatti tipi come “pasha qofte”, “shapkat”, “oshaf” con fichi secchi (un dolce con latte di pecora, zucchero e fichi secchi), ecc.
Saranda
Saranda, in italiano Santi Quaranta e dal 1940 al 1944 Porto Edda in onore di Edda Ciano Mussolini (in albanese Sarandë) è la città più al sud dell’Albania, situata di fronte all’isola di Corfù.
E’ una delle zone turistiche più visitate in Albania grazie alle sue meravigliose spiagge. Vicino a Saranda è possibile visitare le rovina della città antica di Butrinto e la fonte dell’occhio blu.
A Saranda da vedere sono: il museo etnografico, il museo e l’area archeologica di Butrinto, il castello di Butrinto, le rovine dell’antica città di Onhezemi e il monastero di Mesopotamus.