Rione Terra
Il rione Terra è un agglomerato urbano che costituisce il primo nucleo abitativo di Pozzuoli, in provincia di Napoli, abitato fin dal II secolo a.C. Si trova su una piccola altura che permetteva di controllare bene gli arrivi di nemici sia dal mare che da terra. Il quartiere fu sgomberato nel 1970 per i danni subiti a seguito di una crisi bradisismica, sebbene lo sgombero fosse richiesto anche per le pessime condizioni igieniche che vi albergavano.Ulteriormente danneggiato dal terremoto dell’Irpinia del 1980 e da una nuova recrudescenza del bradisismo negli anni ottanta, il rione è attualmente in fase di restauro e riqualificazione ed è quindi, chiuso al pubblico,compreso il percorso archeologico sottostante.Per descrivere il rione Terra di Pozzuoli, occorre inevitabilmente prendere a prestito un’espressione usata da Alberto Angela in una puntata di Superquark “C’è un quartiere dove i capitoli della lunga storia di Pozzuoli si sono sovrapposti come pagine di un libro, il Rione Terra”. Nessuna espressione può essere più esatta di questa. Infatti di tutto il territorio puteolano, la rocca del rione Terra è l’unico luogo che è stato protagonista di tutte le evoluzioni storiche. Dai primi anni della colonizzazione greca e romana fino all’epoca moderna. Secondo lo storico greco Strabone, la rocca era da considerarsi lo sbarco di Cuma e fu qui quindi che con ogni probabilità, nel 529 a.C. sbarcarono gli esuli dell’isola di Samo e fondarono Dicerachia, il governo dei giusti. Fu però in epoca romana che Pozzuoli e la rocca conobbero il loro periodo di maggior splendore.Pozzuoli per secoli è stato, prima della nascita di Ostia, il maggior porto di Roma e conseguentemente la città ne giovò. L’allora Puteoli venne dedotta a colonia romana nel194 a.C. ed aveva proprio nella rocca il suo cuore pulsante. Con la nascita del porto di Ostia prima ed il decadimento dell’Impero Romano poi, Pozzuoli cadde velocemente in declino, fino a che la vasta città che si estendeva fino a comprendere la moderna Bacoli, si ridusse proprio alla piccola rocca del rione Terra.E da questo momento (400 d.C. circa) che questo angolo di città inizia a “stratificarsi”. Le culture che si sono succedute hanno costruito le loro botteghe le loro abitazioni su quelle che un tempo erano le mura romane.L’esempio più lampante di questo fenomeno è senza dubbio il duomo della città di Pozzuoli, che fu edificato proprio sulle mura del tempio di Augusto. Il duomo, costruito all’epoca della dominazione spagnola, ingloba il tempio di epoca romana, che a sua volta inglobava un tempio di età repubblicana risalente al 194 a.C., che venne già ristrutturato da Silla nel 78 a.C.Fino agli anni ’60 il rione Terra era ancora centro pulsante, per quanto popolare, della città ed il passare dei secoli avevano ormai nascosto le costruzioni dei tempi romani. Il 2 marzo del 1970 la rocca venne evacuata a seguito di uno dei frequenti sciami bradisismici della storia di Pozzuoli. Da qual momento in poi la rocca sarà abbandonata. Questo abbandono finirà nei primi anni ’90 quando finalmente si decide di rimettere a nuovo quello che da sempre è stato il centro pulsante di una città da una storia millenaria. Proprio durante i primi lavori di ripristino che la storia romana è riaffiorata. Oggi al di sotto del rione Terra c’è un intero percorso archeologico quasi perfettamente conservato, che rende l’idea di cosa era il rione Terra 2000 e più anni fa. Senza esagerazioni si può dire che questa rocca sia uno museo a cielo aperto di tutta la storia puteolana, dal 500 a.C. fino ai giorni nostri.
Cuma
Dell’antica Cuma - la prima delle colonie di popolamento greche in Occidente, fondata ai danni delle locali popolazioni osco-sabelliche nella seconda metà dell’VIII secolo a.C. ad opera di Euboici-Calcidesi precedentemente stanziatisi nell’emporion di Pithekoussai (poi denominata Aenaria nell’isola di Ischia) - sono attualmente visitabili l’acropoli e la città bassa. I Greci collocarono l’acropoli della loro città su due terrazze e su un più basso sperone meridionale del Monte di Cuma, sito che per conformità e posizione risultava un punto chiave accessibile solo dal lato meridionale della sella che lo riunisce alla spianata della collina della città, integrando le difese naturali con mura di fortificazioni di cui si conservano cospicui resti. Le più antiche opere di difesa sono costituite da un muro di età sannitica, costruito in blocchi di tufo, e da una muraglia di età greca delimitante a Nord e ad Est il santuario di Apollo. Questa linea delle fortificazione dell’acropoli si raccordava poi a quella della città bassa. Diventata nel tardo impero un castrum (rocca fortificata), l’acropoli di Cuma fu teatro nel VI secolo d.C. delle guerre tra Goti e Bizantini; quindi fu conquistata e devastata dai Saraceni nel 915 d.C., diventando da allora covo dei pirati; infine venne definitivamente distrutta nel 1207 dall’armata napoletana di Goffredo di Montefusco. Al sistema di fortificazione dell’acropoli si collega il cosiddetto “Antro della Sibilla”, un'imponente galleria scavata nel tufo lungo la terrazza che si affaccia sull’antica insenatura del porto. Sulla spianata più alta dell’acropoli sorgeva il cosiddetto Tempio di Giove, attualmente oggetto di nuove ricerche; mentre su quella inferiore sorgeva il Tempio di Apollo; questi due edifici sacri erano poi collegati tra loro da un antico asse, noto come Via Sacra, lastricato in età augustea. Ai piedi dell’acropoli si estende la città bassa, vero abitato di Cuma. In essa le sporadiche esplorazioni condotte nel ‘700 e nel ‘900 hanno rilevato cospicue testimonianze di edifici del periodo sannitico e romano, concentrati soprattutto nella zona del Foro con il suo portico in tufo: il Capitolium, il Tempio con portici sul lato meridionale della piazza, la “Masseria del Gigante”, le “Terme centrali” e le Terme del Foro. Scavi sistematici eseguiti a partire dall’ultimo decennio del secolo scorso ed indagini in profondità vi hanno documentato una lunga frequentazione dall’età arcaica sino ad epoca tardo antica. Le più antiche testimonianze dell'occupazione del sito in età preistorica e protostorica che provengono dalle necropoli esplorate nel corso dell'Ottocento dallo Stevens e nuovamente alla fine del Novecento con i reperti trovati nel corso degli scavi archeologici condotti nell’ager Cumanus, sono in parte esposti nel nuovo allestimento del Museo dei Campi Flegrei a Baia.
Anfiteatro Flavio di Pozzuoli
Costruito nel I secolo d.C., l’Anfiteatro Flavio, sorge là dove confluivano le principali vie della regione, la Via Domitiana e la via per Napoli, in sostituzione dell’antico edificio per spettacoli di età romana repubblicana divenuto insufficiente a causa dell’enorme crescita demografica di Puteoli.
L’anfiteatro, in quanto a capienza, era inferiore in Italia solo al Colosseo ed a quello di Capua. Dal punto di vista costruttivo, esso si articola su tre ordini, corrispondenti alla ima, media e summa cavea (spalti di gradinate), coronati in alto da un attico, secondo i tradizionali canoni architettonici. Una platea di lastroni di travertino, rialzata di un gradino rispetto al livello stradale, formava il piano di calpestio di un portico ellittico, che circondava tutto l’anfiteatro. Da questo portico, originariamente scandito da pilastri di pietra ornati da semicolonne e, in un secondo momento, irrobustito da pilastri di laterizio, si accedeva ai veri e propri ingressi all’edificio. Dallo stesso portico esterno partivano, inoltre, venti rampe di scale, che permettevano di raggiungere il settore più alto delle gradinate. Corridoi anulari interni permettevano, altresì, l'ordinato afflusso degli spettatori alla cavea attraverso i vomitoria (varchi di accesso aperti lungo le gradinate). Analoghi corridoi servivano anche i sotterranei al di sotto del piano dell’arena, interrotta al centro dalla fossa scenica ed accessibile dall’esterno attraverso due ingressi simmetrici monumentali.
da Tullia M. - 01/11/2019 , alle 16:58