Sul nostro magazine vi parliamo spesso di mete meravigliose, borghi incontaminati e mare cristallino. Oggi vogliamo invece parlarvi di un argomento meno piacevole ma, forse proprio per questo, di grande importanza: le spiagge peggiori d’Italia. Ci riferiamo a quelle spiagge dove a farla da padrone sono i rifiuti, come denunciato nel dossier di Legambiente ‘Beach Litter 2016’ che fa parte della campagna “Spiagge e Fondali puliti – Clean Up the Med 2016”. Nell’indagine sono state monitorate 47 spiagge e trovati più di 33mila rifiuti con una media di 714 rifiuti ogni 100 metri. La maggior parte degli oggetti era di plastica (ben il 76,43%) seguiti poi da mozziconi di sigarette (7,9%), rifiuti di carta (5,5%), metallo (3,6%), vetro/ceramica (3,4%), legno (1,3%), rifiuti tessili (1,2%) e gomma (0,8%). Tra le spiagge peggiori d’Italia un ruolo di triste protagonista spetta alla spiaggia di Coccia di Morto a Fiumicino. A causa anche della vicinanza con la foce del Tevere il numero di rifiuti è altissimo: 5500 in 100 metri. Molti di questi sono dovuti alla cattiva depurazione con tantissimi cotton fioc, deodoranti per wc e blister. Particolarmente negativa anche la situazione della spiaggia di Olivella di Santa Flavia, in provincia di Palermo, con 1252 rifiuti in 100 metri, qui sono presenti anche manufatti di cemento pericolanti. Sulla spiaggia di Canovella de’ Zoppoli a Duino Aurisina, in provincia di Trieste, un brutto colpo è stato dato dalla pesca, visto che molti rifiuti (ben il 65%) sono provenienti da questa attività. Situazione simile sulla spiaggia sul Mar Piccolo a Taranto, anche se c on una percentuale leggermente più bassa (44%). Sono queste le spiagge peggiori d’Italia, luoghi che potrebbero essere bellissimi e che invece sono abbandonati all’incuria e al degrado, con seri problemi e rischi per l’ecosistema, specialmente quello marino. Legambiente, del resto, ha lanciato l’allarme sottolineando come l’Italia debba impegnarsi nella riduzione dei rifiuti in mare e nella fascia costiera, obiettivo che va raggiunto con l’aiuto e l’impegno di tutti i cittadini. E noi poniamoci una domanda: facciamo davvero la nostra parte?
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